Ad ognuno la sua carta paglia! Parliamo di quella carta dal caratteristico colore paglierino e dall’aspetto irregolare e rugoso, resa riconoscibile dalle imperfezioni cromatiche che le conferiscono un aspetto molto rustico.
Sapete come nasce la carta paglia?
Correva l’anno 1834 e nel distretto cartario di Lucca, a Villa Basilica, il farmacista Stefano Franchi, casualmente arrivò alla produzione della carta paglia sostituendo gli stracci usati per produrre la carta (che andavano sempre più scarseggiando), con un composto di calcina, acqua e, appunto, la paglia che veniva scartata durante la mietitura del grano e che conferiva alla carta il suo caratteristico colore.
Il nuovo prodotto fu un tale successo che a inizio 900, solo nella provincia di Lucca, si svilupparono oltre un centinaio di cartiere artigianali. Qui la cartapaglia rappresentava il prodotto principale arrivando a una produzione di 65.000 quintali di produzione l’anno. E proprio a Lucca, nel quartiere di Borgo Giannotti, venne stabilito il prezzo della materia prima (la paglia) e definito il costo di riferimento per tutta Europa.
Venendo ai giorni nostri la carta paglia, riciclata al 100%, si presta a svariati usi: originariamente impiegata per gli imballaggi di oggettistica o per alimenti sfusi, questa funzionalità è rimasta ancora oggi.
Esistono due tipologie di carta paglia: quella tradizionale e quella alimentare. La cartapaglia alimentare è idonea al contatto coi cibi, a differenza di quella tradizionale che non può essere utilizzata con questo scopo.
La carta paglia alimentare ha la peculiarità di essere molto assorbente, motivo per cui viene, spesso, utilizzata sia per assorbire l’olio nelle fritture, sia per avvolgere, a cono, i cibi fritti.
La cartapaglia tradizionale invece, è adatta alla produzione di tovagliette e buste portaposate. Alzi la mano chi non l’ha vista utilizzata, soprattutto in locali come bar, osterie, taverne e locali: particolarmente versatile come stile può essere impiegata da locali stile country alle taverne più rustiche, dagli ambienti post-industriali a quelli shabby chic.
Insomma ce n’è per tutti i gusti!
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